Mi presento: sono Giovanni Galdieri, nato a Palomonte il 24/06/1968 ed attualmente residente a Bonstetten in provincia di Zurigo. Sono partito per la Svizzera nel 1986 per una ragione per la quale generalmente non si partiva all’epoca: non volevo proseguire il lavoro di mio padre, che svolgeva nel paese il lavoro di muratore. Qui rispetto e vengo rispettato da tutti pur essendo un immigrato,ed è proprio grazie a questo che sono riuscito a creare nel 2004 un’impresa di pulizie e giardinaggio. Avendo vissuto per 18 anni a Palomonte, ricordo ancora tutto alla perfezione: i miei amici e tutti i giochi che ero abituato a fare. Considero questo paese il mio paese per tutto quello che significa per me, ovvero tutto. Spesso penso a ciò che sento appartenermi e dopo avverto il bisogno di ritornare dove sono sempre stato, anche quando non c’ero. Penso di aver imparato che si può vivere in molti luoghi anche non abitandoci: basta conservarli nel cuore. Vorrei che Palomonte rimanga com’è. Badate bene, non nel senso che mi piace com’è, ma nel senso che dovrebbe conservare la forma che ha ancora adesso. Non vorrei mai che questo paese sia stravolto e diventi una specie di città. Molti emigrati si sentono a casa proprio perché Palomonte ha conservato sempre la sua configurazione e il territorio non ha subito mai grandi variazioni. Non voglio chiedere ordine o pretendere pulizia perché so bene che tutto questo passa soprattutto per il buon senso della gente. Se allora dovessi dire cosa cambierei di Palomonte, la risposta sarebbe: il modo di pensare delle persone. I problemi iniziano e finiscono con loro, perché sono loro il problema e la soluzione. In mancanza del buon senso, però, farei multare tutti coloro che non rispettano il codice della strada, che inquinano il bellissimo paesaggio che abbiamo e, non meno importante, farei multare anche gli amministratori che non hanno mai pensato di costruire un parco per i bambini. Questo paese ha bisogno di un parco. Qui in Svizzera ce ne sono tanti! Sin da piccolo ho sempre trovato affascinante la natura e i suoi colori, infatti ancora oggi la mia passione è la pittura. Durante la mia infanzia non ho mai avuto molto tempo per coltivare questa passione perché la nostra era una famiglia numerosa. Il terremoto del 1980 , poi, mi ha tolto anche il tempo da poter dedicare alla pittura. È stata una delle esperienze più brutte che abbia mai vissuto. Ricordo ancora che subito dopo il terremoto dormivamo a turno in una Fiat 850, poi sono arrivate le tende, le roulotte e solo dopo tempo i primi prefabbricati. Sono stati tempi bruttissimi e difficili per me. Dopo il terremoto non sono più andato a scuola per lavorare insieme a mio padre e dare così un sostegno economico alla mia famiglia. Ho resistito un paio d’anni, ma il lavoro spesso mancava ed era altrettanto difficile trovarne uno decente. L’occasione mi si presenta quando i miei zii che abitavano a Zurigo vengono a farci visita. Prima che partissero di nuovo, chiedo loro di portarmi con sé. Speravo che lì avrei potuto trovare un lavoro e vivere una vita più serena. Ricordo bene le 30 mila lire che avevo in tasca ed anche le 12 ore di tragitto. Era strano per un abitante di provincia vedere una città ed io ero davvero entusiasta di conoscere un mondo nuovo. Subito dopo la mia partenza da Palomonte, nel 1987 ho fatto la leva militare e sono stato a Diano Castello, Imperia e poi Brescia. È stata un’esperienza stupenda quella del militare. Mi ha insegnato tanto e ne conservo un bellissimo ricordo. Dopo due anni, nel 1989, riparto per Zurigo senza conoscere il tedesco e con l’umiltà di chi aveva avuto modo di frequentare la scuola solo fino alla quinta elementare. Ormai vivo in Svizzera da 31 anni. Ho imparato il tedesco e non ho mai smesso di coltivare la mia passione per la pittura. Capisco ancora più a fondo l’importanza di dipingere nel Settembre del 2005 quando, dopo circa un anno dall’apertura della mia ditta di pulizie, affronto un periodo particolarmente difficile, durante il quale non riuscivo a vedere nulla se non il buio della mia esistenza. È stata la pittura a salvarmi da quel freddo tunnel senza fine. Ho imparato che per vedere la luce occorre conoscere l’oscurità, che la vita è composta da difficoltà che vanno superate, che occorre imparare dalle esperienze brutte e da quelle belle, ma soprattutto che nessun attimo va mai sprecato: la vita si perde nei rinvii ed ognuno di noi muore senza aver goduto un solo giorno. Mi chiamo Giovanni Galdieri, ma chi mi conosce bene mi chiama Galgiö: è il mio nome d’artista, risultato del prime tre lettere del cognome e del nome.

A cura di Giuseppe Caputo

 

 

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