Sono Romina, ho 28 anni e per 25 anni ho vissuto a Palomonte. Ho frequentato le scuole primarie e secondarie a Palomonte, poi ho deciso di iscrivermi al Liceo con indirizzo linguistico a Buccino per approfondire la mia passione per le lingue. Terminato il liceo ho deciso di seguire il mio interesse e ho iniziato la carriera universitaria a Fisciano, iscrivendomi alla facoltà di Lingue e Culture Straniere al termine del cui percorso ho conseguito la laurea triennale. Successivamente ho deciso di portare a termine la mia formazione, per cui mi sono iscritta anche ai due anni di specialistica, sempre a Fisciano, indirizzo Lingue per le professioni. Quest’ ultima fase della mia formazione, ancora non terminata, non ha soddisfatto a pieno le mie aspettative, pur tuttavia è stata la ragione per cui mi sono trasferita all’estero, esattamente nella città dove attualmente mi trovo: Rostock, città di 200 mila abitanti nel nord est della Germania. Rostock non ha rappresentato per me il primo soggiorno all’estero, già alcuni anni prima ero stata per 6 mesi ad Amburgo, sempre in Germania. Il progetto che mi ha permesso di trasferirmi all’estero è un progetto sostenuto dall’Unione Europea al quale aderiscono numerose università di tutta Europa, parlo del progetto Erasmus. Già durante il percorso della triennale avevo approfittato di quest’occasione di trasferisi all’estero, usufruendo di supporti economici da parte dell’università e dell’unione europea, per poter migliorare le conoscenze linguistiche. Fino a qualche anno fa l’Erasmus era un progetto a cui si poteva partecipare una volta nella vita, progetto definito come “un’esperienza che non si dimentica” e che consente di fare davvero belle esperienze di vita, in un’ambiente nuovo, nuova uni e amici da ogni parte del mondo. Nel 2014, durante una lezione della specialistica, arrivò la notizia ufficiale che Erasmus era diventato Erasmus Plus: chiunque avvesse già partecipato una volta, poteva ricandidarsi e ripartire, graduatoria permettente, per la prossima meta europea. Alla notizia mi precipitai dalla mia tutor universitaria per dirle che mi sarei ricandidata per partire nuovamente alla volta della Germania, questa volta però non avrei avuto la possibilità di inserire le città meta preferite, in quanto le possibilità di partire erano molto ridotte. Ad Ottobre 2014 sono partita nuovamente per la Germania, per Rostock esattamente, lasciando Palomonte senza ritorno dopo la fine del progetto, se non per visitare la famiglia, amici e parenti e per terminare i miei studi universitari.
Ad oggi sono 3 anni che vivo a Rostock e in questo arco di tempo ho fatto tante esperienze di vita, sono cresciuta e sono diventata consapevole che rientrare in Italia non mi consente di vivere la stessa vita di qui. Già da studentessa ho iniziato dei lavoretti per mantenermi, ma soprattutto per praticare la lingua in diversi ambiti, oltre che nell’ambito universitario. Ovviamente quando si migliora nella lingua del posto, migliorano anche le possibilità di ambire ad altri lavori. Ed così che è successo in effetti per me. Qui già le prime differenze con la nostra cara patria che dobbiamo purtroppo accettare: qui gli studenti hanno possibilità di candidarsi per posizioni di lavoro che sono idealmente create per gli studenti. Si tratta di lavori per un massimo di 15 h di lavoro alla settimana, retribuite ad ore e per il quale gli studenti non devono pagare le tasse. Il guadagno massimo è di 450 € al mese. Questi contratti di lavori tutelano gli studenti, consentendo loro tuttavia di aver delle entrate senza dover dipendere dai genitori. Queste occasioni sono le prime esperienze che cominciano ad essere messe nero su bianco sul proprio curriculum vitae, contribuendo ad avere maggiori possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro, una volta terminati gli studi. Gli studenti possono lavorare davvero in ogni settore, e non come in Italia, dove si può lavorare in nero nei periodi estivi, senza contratti, sottopagati e per lo più nel settore della gastronomia.
Dopo 2 anni a Rostock, in previsione della laurea ho iniziato a guardarmi intorno per rendermi conto di cosa offrisse il mercato del lavoro nel paese in cui mi trovo. Mi trovavo ad una fiera del lavoro con un’amica che era alla ricerca di lavoro. Ovviamente seppur non cercavo ancora lavoro, avevo il mio Curriculum Vitae con me. Molto spontaneamente decidi di presentarmi allo stand di un’azienda di Rostock, Sixt Rent a Car, per lasciare il mio CV e presentarmi brevemente. La signora rappresentante dell’azienda sembrava contenta della mia presentazione e mi invita a contattarla nei giorni successivi. In realtà non ebbi tempo, perchè il giorno successivo fu lei a contattarmi e ad invitarmi ad un colloquio di lavoro. A maggio 2017 ho iniziato a lavorare come Global Account Management per Sixt, azienda internazionale per il noleggio auto. Il mio team si occupa delle grandi aziende sparse in tutta Europa e non che hanno dei contratti annuali con Sixt per il noleggio auto. Anche qui una piccola parentesi: la semplicità con cui si trova lavoro e la retribuzione più che adeguata nonostante si è solo all’inizio della propria carriera. In più l’azienda ti forma professionalmente e ti consente una crescita professionale.
Abitare in Gemania rappresenta per me una crescita personale e professionale. Ovviamente significa rinunciare alla vicinanza della famiglia, agli affetti, agli amici e ai luoghi d’infanzia dove si è cresciuti. Vivere in Germania significa rinunciare anche al clima caldo tipico della nostra patria, al buon sapore dei cibi nostrani, alla cultura alla quale si è abituati oltre che alla propria lingua, che ad alcuni stadi diventa addirittura un pò “straniera”vivendo all’estero. A volte manca il potersi semplicemente potersi esprimersi nel proprio dialetto, perchè ci sono espressioni che si possono solo esprimere nella lingua dialettale. Ci si abitua gradualmente a vivere all’estero, si impara la lingua e a comprendere la cultura, ma non potrà mai sostituire il paese dove si è venuti al mondo e cresciuti. Palomonte resta il luogo delle mie origini, rappresenta casa, il luogo degli affetti e la mia patria. Anche nel suo essere un paesino piccolo, con poche offerte culturali e luoghi di incontro, a volte con una mentalità chiusa, resta nel cuore di ogni emigrato palomontese. Pur tuttavia, i motivi per cui si emigra o si decide di restare all’estero, come nel mio caso, non vanno ricercati sono nella vita palomontese, bensì nel sistema politico italiano, che poi si ritorce e ripropone, attraverso realtà più difficili, soprattutto nei piccoli paesini. Il tutto va poi contestualizzato: la realtà dei piccoli paesi è molto spesso pregna e vittima di mentalità chiuse e ignoranti, laddove il termine ignorante indica l’ignorare l’esistenza di modi di pensiero diversi, più aperti e meno soggetti a pregiudizi frivoli. A volte purtroppo, le realtà dei piccoli paesi tagliano le ali e uccidono i sogni dei più giovani che non possono coltivare i propri interessi o passioni, semplicemente perchè Palomonte offre poco o niente ed è collegato in malo modo con i paesi più vicini che offrirebbero qualcosa in più.
Probabilmente chi resta in paese e decide di non lasciare Palomonte, potrebbe puntare il dito contro coloro che hanno deciso di emigrare, affermando che quest’ultimi non dovrebbero lamentarsi del paese o tentare di dare consigli, a motivo del fatto che noi ormai abbiamo deciso di lasciare Palomonte per andare cercare futuro altrove. Io però dico che lasciare il paese, le proprie origini e soprattutto le proprie famiglie non è facile. Ci vuole coraggio per trasferirsi all’estero e iniziare tutto da zero senza qualcuno che ti possa sostenere sia economicamente sia psicologicamente. Eh si, perchè lì non c’è nessuno che ti dà le dritte o che magari ti può dare consigli. Pur tuttavia ritorno sempre con grande piacere nel mio paese natale e mi godo la tranquillità della vita di Palomonte, nel verde e con il bellissimo paesaggio dei Monti Alburni che mi manca ogni giorno.
A cura di Romina Parisi