Vito Benevenga, attualmente residente a Nutley N.J. (USA), nasce a Palomonte (Fraz. Sperlonga) il 17-03-1930. Figlio di contadini, prima della partenza trascorre tutta la vita tra i campi lavorando per il “Duca” di Sicignano. Il suo lavoro cominciava all’alba e terminava al tramonto senza nessuna sosta; la paga in denaro era scarsa, quasi inesistente, (20.000 L. al mese ) infatti la ricompensa, il più delle volte, avveniva sotto forma di baratto ( una pagnotta di pane e mezzo litro di vino ogni 2 giorni).
1-05-1954 Vito convoglia a nozze con Domenica Mastrolia, ma subito dopo subentrano svariati problemi dettati da un salario insufficiente, il che non permetteva di creare una famiglia e poterla mantenere. Decide così di intraprendere la via del cambiamento; lasciare il paese sembrava l’unica soluzione e trova in JoesMastrolia, neo-cognato, un’ancora di salvezza. Joes “presta” a lui dei soldi per l’acquisto di due biglietti di sola andata per gli Stati Uniti d’America, posto nel quale lo stesso cognato, più anziano di lui, aveva trascorso gran parte della sua vita. Tale gesto rimarrà impresso nella memoria di costui per lungo tempo e sarà stimolo del suo altruismo negli anni successivi.
I soldi bastavano per due sole persone, per questo motivo Vito parte alla volta di Ellis Island, lasciando in Italia genitori e fratelli.
Parte da Napoli il 16-06-1955; arriva a Ellis Island il 28-06-1955.
Passate le visite mediche di rito, si cimenta alla ricerca di un impiego che troverà dopo soli 5 giorni dall’arrivo. Da lì inizia il suo lavoro come muratore per un’impresa edile gestita da un uomo Greco. Rimane basito quando, al termine della prima settimana lavorativa, riceve il primo stipendio di ben 75 dollari, dunque una differenza abissale rispetto a quello ricevuto in Italia.
Vito è giovane e pieno di forze, passa da uno a tre lavori al giorno in pochi mesi. Dalla mattina alle quattro del pomeriggio come muratore, dalle 17:00 alle 22:00 in un colorificio di tessuti e poi la notte come sorta di “guardiano” all’interno del cantiere edile gestito dal suo padrone greco.
Gli anni passano e la famiglia si allarga; nascono sul suolo americano: Angela, Gino, Carmela.
Il legame con Palomonte è fortissimo e dato ciò Vito decide, con un primo gruzzoletto messo da parte, di comprare casa e terreno “a u paes”, precisamente in località Canalicchio (edificio ancora esistente). Successivamente all’acquisto, manda moglie e figli in Italia affinché questi ultimi potessero avere un’infanzia ricca di valori e principi propri del Paese. Contemporaneamente inoltra uno dei suoi primi atti di richiamo. Ospita infatti per la prima volta un palomontese, “Vito Mastrolia”, il giovane cognato curioso di scoprire il nuovo mondo. In breve i due mettono su una bella somma e acquistano una casa a Belleville –New Jersey. Dividono la proprietà in parti uguali senza mai litigare.
La notizia del nuovo acquisto arriva a Palomonte, alimentando così la speranza di tantissimi ragazzi alla ricerca di un mondo che possa dare maggiori prospettive di vita. Come se non bastasse, in breve tempo Vito incalza una serie di successi lavorativi, dovuti anche all’apprendimento della lingua, che gli permetteranno di diventare esponente di rilievo fra i Palomontesi del New Jersey. Fra questi l’impiego nella “jeneralmotors” e poi nella “Roche”, famoso colosso farmaceutico, come addetto al personale.
E’ in questa fase della sua vita che cominciano una serie di “Atti di richiamo” o aiuti vari,i quali faranno di lui Padre di tutti i nuovi arrivati . Ed ecco una serie di nomi: Filomena Benevenga, Dina Benevenga, GerardinaBenevenga, Salvatore Benevenga, Antonio (Tony)Benevenga, Vincenzo Cupo, Paolo Cervino, Gaetano Conte, Gerardo (Gerry) Conte.
Tali persone hanno poi creato famiglia nel New Jersey istituendo una vera e propria Little Palomonte.
Nel corso degli anni, il successo di Vito non è stato solo morale ma anche materiale. E’ riuscito, con impegno e sacrificio, ad acquistare ben 6 palazzine disseminate nello stato del New Jersey per un totale di 58 appartamenti. Egli però ha sempre vissuto da persona umile e felice quale era, accontentandosi di una piccola casetta, circondata da piantine di pomodoro.
A cura di Giuseppe Cervino